(by Carla, Chiara, Giancarlo, Giorgio e Simona)
LA COMUNICAZIONE EDUCATIVA
IN UN CONTESTO NON FORMALE
- Dimensione sociale, etica, partecipativa -
Perché la scelta di un DST sulla dimensione edu-comunicativa 2.0 in un contesto non formale, con focalizzazione sugli aspetti sociali, etici, partecipativi?
Stiamo
entrando nel vivo della progettazione del nostro Digital Storytelling: come per ogni prodotto audiovisivo che si
rispetti, siamo entrati nella fase della scrittura della Sceneggiatura, ossia del processo
di elaborazione del Racconto … non
staremo scrivendo “Roma città aperta”, questo è certo … ma non importa!, anche
per il nostro DST è necessario effettuare una descrizione più o meno precisa,
coerente, sistematica, del/i narratore/i e dei personaggi, del parlato,
dei contributi fotografici, video o audio che vorremo inserire, del
minutaggio, delle ambientazioni, del soggetto, per addivenire ad una sorta di scaletta, che
ci consentirà anche di suddividerci meglio il lavoro, che nasce e si sviluppa in forma collaborativa,
ma con contributi personali, seppur condivisi (spunti da Rondolino
D. e Tomasi G. “Manuale del film”).
E
forse, come per la cinematografia, il nostro DST finale si discosterà un po’
dalla sceneggiatura di partenza, perché nel frattempo avremo dato fiato, e ancora
fiato alla nostra creatività!
Ma
prima di questa fase c’è stata l’Idea,
e quindi l’individuazione collettiva del contesto e del focus del nostro DST,
fermo restando il tema della comunicazione educativa.
E
non per caso citiamo l’articolazione
delle diverse fasi realizzative come avviene quando si parla di progetti
formativi! Perché il nostro DST è un prodotto didattico, anzi “triplamente”
didattico: per noi che lo produciamo ed esperiamo, in un laboratorio di studio,
le potenzialità edu-comunicative delle tecnologie 2.0; per l’esempio di comunicazione educativa che sarà
il fulcro della narrazione; per la proposta educativa che troverà riverbero attraverso
il Web per chi sarà interessato a fruirne …
Orbene,
la pedagogia ci insegna che la didattica si inquadra
sempre in un sistema di relazioni fra il
“sistema operativo” - costituito dalla progettazione didattica e dalla
comunicazione educativa propriamente detta (quest’ultima data dai mezzi e
materiali scelti, dallo stile di interazione, dalla dimensione plurilinguistica
e multimediale-ipermediale del testo, dalla
modalità sociale del lavoro)- e il “sistema
informativo” –in cui rientrano l’analisi dei bisogni formativi e la valutazione
educativa - in un processo circolare
continuo in cui l’analisi dei fabbisogni informa la progettazione didattica,
così come la comunicazione educativa è
informata dalla valutazione delle attività formative, in un contesto di reciproca dinamicità,
dialogicità e influenza (spunti da Galliani L. “Formazione, didattica e
valutazione”). Per questo riteniamo utile evidenziare le fasi che stanno
contraddistinguendo il nostro procedere.
Ma
torniamo a bomba!! … e quindi all’Idea. Sulla nostra scelta hanno influito svariati
fattori.
·
Innanzitutto
il contesto di lavoro dei componenti del gruppo, che era assai variegato:
centro di formazione professionale rivolto a un pubblico adulto, università,
comunità-famiglia, centro di assistenza turistica … abbiamo preferito pertanto
escludere il contesto di didattica formale più improntato agli aspetti
disciplinari e più lontano dalle nostre attuali esperienze professionali, per
orientarci su un contesto non-formale in cui potesse emergere con forza la dimensione
sociale ed etica in cui ci siamo trovati accomunati per interesse (evidente
anche dai post che abbiamo inserito nel Blog) e per il coinvolgimento emotivo e in alcuni casi anche fattivo in tali
strutture. La testimonianza del nostro
compagno Giancarlo – che opera in una Casa-famiglia - ha indubbiamente
contribuito a rafforzare il nostro interesse e a rendere la realizzazione del
nostro DST ancora più emotigena per
noi e, speriamo anche per chi lo vorrà apprezzare, e l’aspetto di
coinvolgimento emotivo è uno degli elementi qualificanti il Digital
Storytelling.
·
Rispetto
ai contesti di apprendimento formali – così come ancora generalmente strutturati -
un ambiente non-formale come
quello da noi scelto è maggiormente espressione di quel capovolgimento
epistemologico per cui la formazione è concepita
come plurisemantica e deve contenere tutte
le dimensioni dello sviluppo personale, sia come acquisizione di saperi che
come adattamento sociale e professionale. Anche gli orientamenti a livello europeo, l’insistenza
sul LLL e LWL , sembrano privilegiare la
“funzione sociale” dell’educazione, l’azione regolativa delle variabili
personali e culturali e delle variabili sociali e storiche. Il focus di un progetto educativo non può essere più centrato soltanto sul
sapere e la cultura, ma anche sul lavoro e la professione, perché sono tutte
componenti realizzativo-trasformative del sé (quindi dell’individuo in quanto
identità, differenza, capacità, partecipazione civile, ecc.) e del proprio
futuro (benessere economico, affetti, ecc.) e quindi della possibilità di
essere “socialmente incluso”. In questa prospettiva le tecnologie 2.0 permettono di far propria la concezione personalista che si va imponendo in
ambito educativo, nella quale, si riconosce e afferma l’identità, il valore, la
dignità dell’educando. Chi vive nel
contesto di una casa-famiglia reca con sé delle carenze di varia natura che la comunicazione educativa – in tutte le
sue forme e strumenti – può aiutare a
superare affinché lui possa integrarsi con gli altri e con l’ambiente, recuperando
la sua dimensione identitaria e dignità, ma anche affinché gli altri possano integrarsi
con lui (l’Io-Tu-Noi interculturale).
Un DST può contribuire ad illustrare come e cosa viene fatto all’interno
di una casa-famiglia, gli stimoli e i
contenuti che vengono proposti e gli strumenti/metodi impiegati, e come gli ospiti di tale comunità siano in
grado di organizzare in modo personale i contenuti/attività che vengono loro
proposti per una presentazione attiva delle proprie capacità, libertà,
creatività e possibilità future. Quello
che avviene in una casa-famiglia è, a nostro giudizio, esemplificativo del vero
significato di “educazione” che è e-ducare cioè dare forma personale ai
contenuti offerti, trasferire il dato nel fatto, la passività (anche quella del
non-essere) in una attività (l’”essere” nella sua accezione ontologica).
·
La
comunicazione educativa oggetto del nostro Blog è focalizzata sull’utilizzo del Web 2.0 e più in generale sulle opportunità
di integrazione offerta dalla multi-ipermedialità e virtualità delle nuove
tecnologie che riescono a coniugare diversi linguaggi comunicazionali nel medesimo spazio-tempo, nella virtualità. Queste
grandi trasformazioni tecnologiche hanno generato un cambiamento nella ricerca,
produzione, trasmissione e acquisizione della conoscenza, però la comunicazione nelle azioni formative nei contesti formali è ancora spesso legata
alla comunicazione linguistica scritta (che implica astrazione dell'esperienza,
codificazione formalizzata dei saperi, apprendimento concettuale-dichiarativo
delle conoscenze), l'interazione è ancora quella tradizionale (non cooperativa,
paritaria, attoriale, ma al contrario, gerarchizzata, asimmetrica, con processi
trasmissivi, etero-valutazione, motivazioni funzionali e non di vita), il
soggetto è ancora un fruitore-interprete di messaggi anziché un
decostruttore-costruttore di significati e senso, e l'ambiente di apprendimento
è lontano dall'essere quel contesto reale e virtuale in cui si applicano
metodologie e tecnologie sociali di negoziazione, narrazione, apprendistato
cognitivo, lavoro cooperativo, autovalutazione.
Noi assumiamo ormai come una certezza che l’utilizzo delle TIC sia auspicabile
in tutti i contesti formativi … attualmente, in alcune scuole, nei diversi gradi scolastici, si iniziano a
sperimentare timidamente didattiche attive improntate a metodologie e metodi innovativi che si avvalgono di questi strumenti,
per la loro capacità di far dialogare le diverse discipline, per l’elemento
ludico e creativo che recano con sé e per la caratteristica di generare un
continuum apprenditivo fra sfera personale-intrattenitiva e sfera
scolastico-lavorativa, fra privato e sociale, fra etero e autoapprendimento. Noi
crediamo che questo assuma ancora maggiore pregnanza nei contesti non-formali come
quello che sarà protagonista del nostro DST o, più in generale, in quei
contesti in cui vivono/operano persone più a
rischio di esclusione sociale (per
fragilità psicologica, fisica, per carenza di riferimenti familiari o in
generale valoriali, per esperienze di vita) con le quali una didattica impostata esclusivamente
sui metodi tradizionali risulterebbe
ostica, se non impossibile. Al contrario, la possibilità di “fare”
attraverso le tecnologie (così come in generale attraverso l’esercizio di
azioni concrete, come ci sarà modo di illustrare nel DST) – procedendo quindi
dall’agire, in cui si manifesta un pensiero “pratico”, all’astrazione,
attraverso la riflessione e l’interiorizzazione dei significati, permette di
promuovere una più agevole comprensione di concetti e informazioni: si dimostra ciò che Leroi-Gourhan ha spiegato nel suo testo “Il gesto e la parola” in cui asseriva che “ogni concetto, ogni nostra parola, una volta, era un gesto” e che
il prof. Munari ha riproposto a noi studenti per ricordarci che in ogni
pensare, in ogni operazione mentale, vi è sempre all’origine un gesto, che
occorre “recuperare” per pervenire all’origine della conoscenza.
Inoltre il Web 2.0 rafforza la dimensione sociale della
condivisione …
per soggetti che si percepiscono (o talvolta, ahimè, non pervengono neanche a
questo) ai margini della società, la possibilità di interagire
collaborativamente, di creare reti, diviene elemento fondamentale di crescita e
sviluppo .
Non va dimenticato che le TIC facilitano anche l’esternalizzazione delle
proprie sensazioni e sentimenti: il pensiero
visivo e narrativo sollecitato dai vari linguaggi mediali … la costruzione attraverso
immagini, l’utilizzo delle foto, la narrazione attraverso un video, la lettura
registrata di un racconto … sono
occasioni per evocare ed esprimere più facilmente e con semplicità le proprie
emozioni positive, oppure timori e paure..
per far emergere il proprio Sé ed esprimere le proprie potenzialità tacite.
·
Il
contesto che noi abbiamo scelto per il ns. DST colpisce anche perché vi emerge evidente l’importanza del rapporto
educativo inteso come relazione interpersonale che si fonda sull’azione
comunicativa e sull’intensità del
rapporto che si instaura fra educatore ed educando: è il “come” (non il cosa) che determina la forza
della comunicazione educativa, che poi è un progetto di vita, al quale l’educando
aderisce anche per la seduzione emotiva che è in grado di
generare … ecco allora che riemerge la dimensione empatica, emotiva, che
caratterizza il contesto non-formale e
che ben si presta ad essere narrata attraverso il DST e che ci auspichiamo di
riuscire a suscitare anche negli altri.
· Il
contesto non-formale ci permette, inoltre,
di “toccare con mano” il concetto di didattica intesa come “scienza della prassi educativa”, dell’educare finalizzato all’ottimizzazione
dei processi di apprendimento. La comunicazione educativa si fa processo
di trasformazione e controllo (non semplice traslocazione da educatore a
educando) delle informazioni/attitudini (input immateriali) in
conoscenze-capacità (output immateriali), attraverso attività insegnative e
apprenditive, attraverso i media, attraverso
la mediazione interpersonale e sociale (spunti da Galliani
L. “Formazione, didattica e valutazione”).
Il nostro DST
"L'inclusione sociale attraverso la comunicazione e la relazione on-line
nei contesti educativi non formali"
con un grande ringraziamento alla
Comunità di Villa San Francesco di Pedavena (Bl)
e a Massimiliano
Comunità di Villa San Francesco di Pedavena (Bl)
e a Massimiliano
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