sabato 22 dicembre 2012

FAHRE Scuola

Cari amic*,
desidero segnalare (anche se sicuramente in tantissimi lo conoscono di già) il programma radiofonico pomeridiano di Rai Radio 3 "FAHRENHEIT".
Tornando da lavoro, soprattutto nelle serate invernali in cui - qui nel milanese da dove vi sto scrivendo - si è spesso avvolti in un'ovattata coltre di nebbia che sembra isolare dal mondo, amiamo farci cullare e trasportare con la mente dalle parole, magistralmente lette,  che si rincorrono a formare i "grandi classici" della letteratura (se a qualcuno interessasse, la rubrica si chiama "Ad alta voce") ... ma Fahrenheit, non è solo questo! Infatti il suo palinsesto è ricchissimo:  c'è spazio per scienza, poesia, giochi culturali, musica, attualità ... Al suo interno c'è anche "FAHRE SCUOLA",  rubrica che si occupa del mondo della scuola, della sua evoluzione, delle vecchie e nuove criticità, le sperimentazioni, convegni, scuola e disabilità, scuola e cittadinanza/inclusione sociale ... naturalmente c'è spazio anche per la trattazione della relazione fra tecnologie ed educazione  (un esempio: la trasmissione "Dal libro Cuore alla Lavagna digitale" andata in onda ieri, oppure "Poca carta e molti tablet" del 7 novembre, e ancora "Giardini letterari e scuole digitali" a maggio).
Naturalmente, entrando nel sito della Rai
è possibile non solo ascoltare l'AUDIO delle trasmissioni, ma anche avvalersi del PODCAST  (suddivisi anche per annualità) ... ancora una volta  il 2.0 ci permette di fruire, negli spazi e nei tempi a noi più consoni, di una comunicazione indubbiamente "educativa", che sicuramente stimola la riflessione ...  se fossi insegnante (... ma per loro fortuna i potenziali scolari sono stati graziati !!)   troverei davvero stimolante discutere insieme ai miei allievi  molti degli argomenti trattati in questa rubrica, che spingono a porsi domande e a mettere in discussione se stessi e le proprie prassi consolidate, temi che spesso nella scuola non trovano spazio e che ci dicono dove sta andando il mondo ... 

sabato 15 dicembre 2012

INDIRIZZI INTERESSANTI...

Cari amic*,
oggi la campanella di "GOOGLE ALERT" ha suonato per segnalarmi un interessate post sul tema
"Comunicazione educativa on line" del blog "Francesca Frames" ... da qui è iniziata una nuova scorribanda nel cyberspazio, passando di link in link, di articolo in articolo, alla scoperta di contenuti affini a quelli del nostro neo-nato blog:  ecco quindi tre indirizzi interessanti Buon viaggio 2.0!
 

mercoledì 12 dicembre 2012

UN AMMIREVOLE ESEMPIO di LLL

Quante volte ci siamo sentiti spiegare dai professori o abbiamo letto nei documenti redatti dalla Comunità Europea o abbiamo ascoltato dai politici, oppure abbiamo noi stessi spiegato ad altri interlocutori, la necessarietà del LONGLIFE LEARNING come strumento di mobilitazione delle risorse personali e fonte inesauribile di  crescita e trasformazione per adeguarsi al mondo che cambia, alle incertezze, o addirittura per sfidarlo?  Innumerevoli! ..  Certo, a volte la fiducia vacilla … questi sono tempi un po’ bui,  in cui la “risorsa umana”  con le sue conoscenze ed esperienze sembra essere divenuta più un fardello che una ricchezza … e se anche il Longlife learning  fosse una bufala??!!
E in una di quelle giornate "no" in cui sto quasi per cedere al pessimismo, ecco che vengo colpita dal profilo del defunto architetto brasiliano Oscar Niemeyer che Renzo Piano ha tracciato in un articolo apparso su Repubblica lo scorso venerdì, il cui incipit recita:    A 85 anni continuava ad apprendere. Me lo scrisse in una lettera che risale a due decenni fa. E credo che fino all'ultimo respiro Oscar Niemeyer abbia pensato a come proseguire il suo lungo apprendistato» … «Ai miei occhi è sempre sembrato un giovane vecchio», insiste Piano, «un maestro che ha innestato la propria maturità su una specie di adolescenza prolungata nel tempo»
In un altro articolo, questa volta scritto da Rocco Cotroneo sul Corriere della Sera,  si legge con riferimento allo studio in cui lavorava il grande architetto  “Che ancora brulica di progetti…”.

Una bellissima testimonianza quella di Niemeyer … ecco, allora,  cosa vuol dire davvero Longlife learning! … non un mero e vuoto refrain, o slogan che dir si voglia “Continuate ad imparare! Imparate ad apprendere”ma un messaggio profondo, che non rimanda solo ad aspetti puramente istruzionali (perfezionamento di competenze tecniche, ecc.), ma alla nostra dimensione individuante … significa coltivare sempre l’entusiasmo, avere progettualità, sempre, persino quando la vita ha quasi ultimato la sua parabola, significa curiosità, vuol dire sentirsi “incompiuto” e quindi essere sempre in cerca di “quell’essere di più” da realizzare, e quindi implica anche l’umiltà di sentire di dover sempre imparare dalla vita e dagli altri  ponendosi in un ascolto autentico e in un'osservazione attenta e proattiva, significa mettersi in discussione e accettare la sfida del cambiamento,  significa avere sempre più strumenti per cogliere i valori fondamentali  (Niemeyer afferma che «La vita è più importante dell'architettura e che la giustizia sociale è l'unico obiettivo da raggiungere»)
Se è vero che la conversazione educativa – in qualsiasi contesto sia essa attuata –si nutre anche della testimonianza, ossia dell’osservazione di situazione e condotte concrete ispirate ai principi educativi di riferimento, credo che l’esperienza di vita e professionale del grande architetto appena deceduto, con il suo costante “apprendistato”, non solo pratico-professionale, ma intellettuale e morale,  sia per noi un’ammirevole ed emozionante testimonianza del ruolo che dobbiamo riservare all’apprendimento nelle nostre vite, all’attitudine che  esso ci può aiutare ad assumere verso la vita e gli altri, oltre che nella nostra sfera professionale.

E poiché in uno dei due articoli è menzionato anche Chico Buarque, grande amico di Niemeyer, chiudo questo post con una delle sue canzoni, assai rinomata anche da noi  “O que será” (che viene introdotta, fino al minuto 1:32 da una digressione sulle peculiarità dei brasiliani)  … credo che la sola musica e l’intensità del volto del cantante, prima ancora delle parole pronunciate, riescano a toccare le corde del cuore …

domenica 2 dicembre 2012

TESI DI LAUREA ...

Cari amic*,
ricoleggandomi al post precedente e, in particolare, al ruolo che le TIC possono assumere nei contesti di reclusione, segnalo il link all'area delle tesi di laurea realizzate sulla realtà del carcere di San Vittore a Milano

TESI di LAUREA sul sito www.ildue.it

segnalando in particolare i seguenti due lavori:
Gloria Cuffari:Le tecnologie della comunicazione come supporto per la rieducazione dei detenuti nel carcere milanese di San Vittore
(documento .zip, 1,83 Mb)
Facoltà di Scienze della Formazione - Corso di laurea in Scienze dell'Educazione - Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano,


e Rubina Ghioni:Il prodotto mediale come ponte fra carcere e società: il caso San Vittore(documento .doc 2,69 Mb)
Facoltà di Lettere e Filosofia - Corso di Teoria e tecniche della comunicazione mediale - Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano

Per chi fosse interessato a conoscere la storia di www.ildue.it, ecco un link che la sintetizza:

BREVE STORIA DELL'AVVENTURA di "ILDUE.it"

L'unico dubbio che mi resta è se a tutt'oggi il sito sia ancora "vitale" ...  le date che vi compaiono mi hanno lasciata nel dubbio ... 

domenica 25 novembre 2012

MEDICAL HUMANITIES

Importanti spunti di riflessione, quando si parla di edu-comunicazione on-line per l'inclusione sociale, sono dati da tutti i contesti di "reclusione", in cui vivono ad esempio le persone detenute, che comunicano con l'esterno grazie a blog in cui raccontano di sè agli altri.
Vedi il blog "dentro e fuori"

L'importanza di raccontare la propria storia e di poterla condividere con altre persone anche lontane dal proprio contesto di vita è stata molto rivalutata anche in medicina, come vera e propria terapia psichiatrica, ma anche come strumento di analisi per il medico stesso per comprendere meglio la storia del paziente e l'evoluzione della sua malattia.
Vedi l'articolo "La rete e il futuro delle terapie psichiatriche in Italia"

Esistono dei veri e propri corsi di studio in Medical Humanities, che appunto si concentrano sull'interdisciplinarietà della medicina, che deve appropriarsi anche di tutte le cosiddette scienze umane per cogliere tutte le sfaccettature dei problemi dei propri pazienti, grazie soprattutto all'osservazione, all'ascolto e al confronto.
Vedi la definizione originale di Medical Humanities

sabato 24 novembre 2012

INTELLIGENZA E 2.0


Cari amic*,
la comunicazione educativa 2.0  si sostanzia, fra le altre, nelle riflessioni di Bruner e Olson sui media culturali ...  Il primo sostiene (.. a proposito, un piccolo “fuori-onda” … propongo lo spot “La conoscenza allunga la vita!” … Bruner ha compiuto da poco ben 97 anni !!)  che “i sistemi simbolici caratterizzanti i media culturali fungono da amplificatori delle capacità di pensiero e determinano lo sviluppo di specifiche forme di rappresentazione mentale”; Olson  descrive i media come campi di attività esecutiva, afferma che “l’intelligenza consiste nell’abilità in un medium culturale” e ritiene che si sviluppi e assuma specifiche forme attraverso le attività svolte dall’individuo in ciascun medium: i media sono quindi da intendere come “gamme di attività” in cui si svolge il processo continuo della conoscenza e attraverso i quali l’intelligenza si struttura in forme diverse a seconda del medium con cui avviene l’interazione. Olson  quindi  sottolinea la rilevanza della mediazione culturale  nelle sviluppo delle forme di intelligenza, di cui suggerisce la pluralità.
A Gardner dobbiamo la teoria delle “intelligenze multiple  che riprende il concetto della pluralità dell’intelligenza  ... linguistica, logico-matematica, spaziale, musicale, corporeo-cinestetica, ecc. …  dimensioni che ricorrono e contraddistinguono i media maggiormente valorizzati ai giorni nostri e che trovano nelle tecnologie 2.0 una loro espressione (campo di attività) ed integrazione.  Una pluralità di intelligenze che si rende visibile nelle diverse attitudini intellettive e stili cognitivi di apprendimento, che caratterizzano ogni individuo.
Questi convincimenti confermano il ruolo che la comunicazione 2.0 può assumere quale modalità dialogico-educativa per valorizzare le peculiarità di ciascuno di noi, i nostri punti di forza, o per ridurre o rileggere in chiave nuova quelli ritenuti di debolezza … l’integrazione multi-ipermediale dei diversi linguaggi comunicativi permette a ogni soggetto di trovare il proprio canale preferenziale di  espressione e apprendimento, nonché di realizzazione piena di sé. 
Con il pensiero alla comunicazione educativa nel contesto di una casa-famiglia  con soggetti in difficoltà (… la mente sempre al Digital Storytelling in costruzione),   la comunicazione attuata attraverso le tecnologie 2.0, sapientemente progettata e strutturata in termini di ambienti, laboratori, materiali, tipologie di attività, dagli educatori-registi - permette di stimolare, di “tirar fuori” (e-ducere, appunto) e far agire le risorse di ciascuno, attuando una comunicazione educativa morfogenetica, generativa, che permette di esperire un senso di efficacia e incrementa la motivazione all’attività, alla partecipazione.  Un’attività nella quale può emergere anche quel “pensiero divergente” descritto da Guilford – caratterizzato da fluidità del pensiero, flessibilità nelle strategie ideative, originalità, capacità di elaborazione personale  -  che è stimolato dalle tecnologie 2.0, le quali consentono al soggetto di “disvelarsi” a se stesso e agli altri, esprimendo anche una creatività, che può risultare anche inattesa  a causa dei giudizi-previ che spesso ci guidano nel prefigurare gli altri e il loro agire. Ecco quindi che le tecnologie 2.0 nella comunicazione educativa possono incentivare – nelle forme e misura che le risorse di ciascuno di noi rendono possibile - anche il lato creativo delle nostre intelligenze, grazie anche alla compenetrazione delle dimensioni motivazionale, intellettiva ed emotivo- affettiva sollecitate dai media stessi.

Di seguito propongo lo stralcio di una intervista fatta ad Howard Gardner nel 1997 nell’ambito della trasmissione RAI “Mediamente”, che verte sulle “Intelligenze multiple e nuove tecnologie”.
Domanda 1  -  Può illustrarci la sua teoria sulla intelligenza multipla, la teoria che lo ha reso famoso in tutto il mondo?
Risposta
La gran parte della gente, quando usa la parola intelligenza pensa che ci sia una singola intelligenza con la quale si nasce e che non si può cambiare molto. Si attribuisce un gran valore a quello che si chiama un IQ test, una serie di domande alle quali si risponde bene o meno bene. Io penso che il test del quoziente intellettivo sia una misura ragionevole del rendimento delle persone a scuola, ma esso offre una visione molto ristretta di come sia l'intelletto umano una volta usciti dalla scuola. Nel mio lavoro ho gettato via i test perché penso che essi non possano esaminare l'intero spettro delle capacità umane. Viceversa, ho studiato il cervello e come si è evoluto nel corso di molti, molti anni. Ho anche studiato il tipo di abilità cui si attribuisce valore nelle diverse culture, non solo nella nostra cultura oggi, ma nella nostra cultura storicamente, e nelle culture di tutto il mondo. Come risultato di questo studio di molti anni ho definito almeno otto intelligenze diverse. La definizione standard di intelligenza ed il test standard guardano a due intelligenze: quella linguistica e quella logica, che sono molto importanti a scuola. Ma io sostengo che ci sono almeno altre sei intelligenze, incluse quella musicale, quella spaziale - che consiste nell'abilità di valutare gli ampi spazi allo stesso modo del pilota o di un navigatore, o gli spazi locali, come farebbero uno scultore, un architetto o un giocatore di scacchi -; l'intelligenza cinestetica corporea, che è l'intelligenza del ballerino, dell'atleta, dell'artigiano, dell'attore; due tipi di intelligenza personale, che consiste nella comprensione delle altre persone, come esse lavorano, come motivarle, come andare d'accordo con loro; l'intelligenza interpersonale, che consiste nella comprensione di se stessi, di chi si è, di cosa si cerca di raggiungere, di quello che si può fare per avere maggiore successo nella propria vita. Recentemente ho aggiunto una nuova intelligenza chiamata "intelligenza naturalistica", che consiste nella capacità di riconoscere diversi oggetti nella natura: esseri viventi, piante, animali, e anche altre cose in natura come le rocce, o nuvole o tipi diversi di tempo.
Ora, tutti noi siamo dotati di queste diverse intelligenze. Infatti, qualcuno potrebbe dire che sto definendo gli esseri umani non nel modo in cui fece Socrate, come animali razionali, ma come animali dotati di linguaggio, di logica e così via. In ogni caso, mentre tutti noi possediamo queste intelligenze, non esistono due persone che abbiano esattamente la stessa combinazione di intelligenze. Qualcuno è più forte nell'intelligenza linguistica, qualcuno in quella spaziale. Anche il modo in cui combiniamo le intelligenze o non le combiniamo è differente fra le persone, e qui entrano in gioco le implicazioni educazionali. Perché o noi possiamo trattare tutti come se fossero uguali, il che semplicemente indirizza un tipo di intelligenza, o possiamo cercare di capire le intelligenze dei bambini e personalizzare, individualizzare l'educazione il più possibile. Il mio pensiero è che anche se si vuole che ognuno impari lo stesso materiale; si può insegnarlo in molti modi, e si può anche stimare o valutare in molti modi ciò che lo studente sta imparando. E' qui che viene fuori il ruolo della tecnologia, nell'individuazione del curriculum, dei materiali, degli argomenti per gli studenti, e nel dare loro molti modi di studiare e molti modi di padroneggiare il materiale.

Domanda 2 - Dunque qual è il ruolo delle nuove tecnologie nella teoria delle intelligenze multiple?
Risposta
Ogni intelligenza tradizionalmente è utilizzata da diverse tecnologie. Un'intelligenza linguistica dalla semplice tecnica della penna, del libro, del microfono; l'intelligenza logica e matematica dalla tecnologia del pallottoliere, della calcolatrice oppure dal computer; l'intelligenza musicale con gli strumenti, i sintetizzatori e così via. Avendo degli esseri umani ed una intelligenza, si sviluppa una tecnologia da dirigere con quella intelligenza. Ma penso che ciò che la gente vuole sapere è la relazione fra l'intelligenza e le nuove tecnologie. E' molto importante capire che la tecnologia è solo uno strumento, niente di meno e niente di più. Ho una penna qui. Essa è uno strumento. Posso usare la penna per scrivere un sonetto, come Shakespare o Dante. Posso anche usare la penna per cavare un occhio a qualcuno. E' solo uno strumento. E i computer possono essere usati per manipolare le persone o per liberarle, i computer possono essere usati per insegnare alla gente nello stesso noioso modo rigoroso in cui si è insegnato per moltissimi anni, o possono essere usati per insegnare in modi molto nuovi. Ovviamente, mi piacerebbe che le tecnologie venissero usate nei modi che liberano gli individui, che consentissero loro un maggiore accesso alle cose rispetto al passato. Lasci che usi me stesso come esempio. Io possiedo una intelligenza musicale piuttosto forte, ma non una particolare intelligenza spaziale. Quando ero a scuola mi venne chiesto di cercare di immaginare una figura in tre dimensioni e come essa veniva trasformata. Era un'operazione molto difficile da fare nella mia testa. Ora io posso creare una immagine sullo schermo del computer e girarla tutto intorno, realizzando, in questo modo, davanti a me, quello che dovevo fare nella mia testa. Poiché sono migliore nella intelligenza musicale, se ascolto una fuga, per esempio, con un tema, posso sentire nel modo in cui il tema viene trasformato o preso da un'altra voce. Posso farlo con le mie orecchie. Ma se non fossi stato in grado di farlo con le mie orecchie, avrei potuto prendere un registratore, registrare la fuga, separare le voci, seguirne una da una parte all'altra del pezzo; e di nuovo la tecnologia mi avrebbe aiutato a fare quello che non sono in grado di fare nella mia testa.
Dalla mia prospettiva, la più grande promessa della tecnologia è quella di individualizzare l'educazione. Se un insegnante ha 30 o 40 studenti e non ha a disposizione alcuna tecnologia, non ha molta scelta: lui o lei deve leggere o dare a tutti lo stesso compito. Ma se, per esempio, un insegnante ha 30 o 40 studenti, ma ciascuno studente possiede il proprio computer con il CD ROM o il video disk player, allora, l'insegnante può insegnare le frazioni in un modo ad uno studente e in un altro modo ad un altro studente, e può altresì offrire allo studente vari modi di mostrare ciò che capisce. Così la tecnologia mantiene la promessa di personalizzare ed individualizzare l'educazione molto più che nel passato. Perché questo è importante? Tradizionalmente, l'educazione è stata un segno di selezione. A chi pensa in un certo modo, a chi può passare per la cruna di un ago, per usare una metafora, noi daremo un riconoscimento, e tutti gli altri saranno messi da parte perché non sono in grado di fare le cose in quel modo. Se noi individualizziamo o personalizziamo l'educazione, invece di avere un test che ciascuno deve superare, possiamo avere dei test appropriati per ciascuno in considerazione della sua intelligenza. Questo significa che ognuno può essere avvantaggiato in base alle proprie potenzialità, e non si forzeranno tutti ad essere come un certo prototipo, e se non si può essere come quel prototipo allora non si ha alcuna opportunità.

Domanda 3 - Come possono, le tecnologie, essere importanti per lo sviluppo della intelligenza?
Risposta
Attualmente ogni bambino dovrebbe essere avviato alla conoscenza dei computer con la maggiore naturalezza possibile. Se i genitori e gli insegnanti usano i computer quasi ogni bambino li userà naturalmente. Infatti, molti di noi che hanno una certa età ed hanno dei bambini, hanno i bambini che insegnano loro il computer e non viceversa. Dunque, i computer non sono un problema per i bambini. E' importante che il computer sia introdotto in modo naturale. Ciò che noi non vogliamo sono i computer che sostituiscono gli esseri umani. Quello che un computer dovrebbe fare è consentire agli esseri umani di fare il tipo di cose che un computer non può fare: un computer non può abbracciare, bisogna sempre essere in grado di abbracciare il proprio figlio. Questo è un ruolo molto importante per l'essere umano. Immaginiamo di avere un figlio che non sia interessato ai computer. Non mi preoccuperei della cosa, a meno che il bambino non sia interessato neanche ad altre cose. Se il bambino non dovesse trovare interesse in nessuna cosa, penserei all'esistenza di un problema. Ma se un bambino si interessa di qualche cosa, ai giorni nostri, prima o poi si interesserà ai computer, perché ogni cosa della nostra vita è contagiata dai computer. Se un bambino si interessa agli strumenti musicali e non ad un computer, un giorno vorrà comporre al computer o comporre musica elettronica o ascoltare la musica su un CD ROM; solo allora si interesserà alla tecnologia.

martedì 20 novembre 2012

OBIETTIVO "EMPOWERMENT"



Car* amic*,
pensando (come già accennato in un'altra area del blog) a una comunicazione educativa concepita  come plurisemantica -  in grado di cogliere tutte le dimensioni dello sviluppo personale, sia come acquisizione di saperi che come adattamento sociale e professionale … nella quale l’azione regolativa  delle variabili personali e culturali e delle variabili sociali e storiche sia  preminente sul nudo sapere … una comunicazione che si faccia progetto educativo  orientato non più solo sulla cultura, ma anche sul lavoro e la professione, perché sono tutte componenti realizzativo-trasformative del sé  (quindi dell’individuo in quanto identità, differenza, capacità, partecipazione civile) e del suo futuro (benessere economico, affetti, ecc.) –  ho trovato interessante questo articolo sull’Empowerment, pubblicato da Giuseppe Burgio nel 2003 all’interno del volume “Lessico oggi: orientarsi nel mondo che cambia”,  testo quest'ultimo che pone l’accento sul linguaggio e sulla sua capacità non solo di descrivere il mondo, ma di far emergere l'ordine della realtà e della vita sociale, tale per cui le nuove parole che nascono e si diffondono nel discorso corrente (come per l’appunto “empowerment”) aiutano a identificare caratteristiche importanti di un’epoca, tanto più se in rapido cambiamento come la nostra.  
 
Il concetto di empowerment  riesce a cogliere e sintetizzare l’essenza caleidoscopica della comunicazione educativa com’è o come dovrebbe essere, dagli istituti scolastici dei nostri giovani ai luoghi di lavoro, dalle comunità alle associazioni …
Mi ha colpito particolarmente questa bella  frase dell’autore (nel paragrafo dedicato al contesto politico), che qui riporto  “Nel termine stesso empowerment è nascosta una parola ingombrante: potere (power). Non è il potere che siamo abituati a conoscere. Piuttosto che all'accezione comune di avere «potere su» qualcosa o qualcuno, bisogna pensare a un potere inteso come capacità personale, forza, energia, autopotenziamento, incremento delle proprie possibilità, il «potere di» fare, di essere. Questo «potere di» è contemporaneamente improntato all'emancipazione dell'altro, alla solidarietà e all'interdipendenza con l'altro, è immediatamente un «potere con» l'altro.  Mi ha fatto andare con il pensiero alla pedagogia del brasiliano Paulo Freire (ma si potrebbero citare anche Don Milani, Dolci, Capitini), autore che apprezzo moltissimo, grande pedagogo  “di rottura”, con la determinazione etica - teorica ed esistenziale - della sua azione e del suo pensiero, il quale riteneva che un percorso pedagogico dovesse essere contraddistinto da un orizzonte teleologico e finalità irrinunciabili di umanizzazione,  un’educazione concepita come dialogo fra gli “attori di umanizzazione”, la diversità  vista come sorgente di dialogo, l’educazione al contempo come riflessione pedagogica e pratica dell’educazione improntata al dialogo per dare a tutti (con un’attenzione “agli ultimi”)  possibilità e strumenti per difendersi da soli in un’ottica di cittadinanza attiva, per acquisire coscienza critica.  Freire asseriva che la vocazione dell’essere umano è quella di  “essere di più” (superando la sua incompiutezza) e a questo deve mirare la comunicazione  educativa, cioè a sostenere/promuovere  la vocazione al miglioramento intrinseca nell’essere umano, che non deve essere mortificata:  l’uomo è un  “progetto”,  un essere che cammina in avanti , oltre se stesso, verso l’umanizzazione, verso “l’essere di più”…   
E la definizione di Burgio sulla solidarietà, l’interdipendenza (un empowerment, quindi, scevro di sopraffazione), mi ha fatto riandare nuovamente a Freire quando  parlava della necessità di impostare relazioni  realmente finalizzate a  dare un nome al mondo”   e chiariva che “il dialogo è questo incontro di uomini, attraverso la mediazione del mondo, per dargli un nome, e quindi non si esaurisce nel rapporto io-tu».    Hanno rieccheggiato nella mia mente anche le parole del prof. Munari  quando esortava al  “vita tua, vita mea”  (in contrapposizione alla logica “mors tua, vita mea”) quale richiamo alla responsabilizzazione gli uni verso gli altri, alla solidarietà, alla co-attorialità,  al legame intrinseco che  ci unisce nell’ottica di un progresso “sostenibile”;  e infine mi ho pensato anche alle riflessioni fatte da Bauman nel suo libro intitolato “La società individualizzata” in cui  ha evidenziato le pecche di una vita sociale costituita da “individui sempre più individualizzati”.
Nell’articolo di Burgio ho trovato molto interessante anche la sua declinazione del termine di Empowerment nei diversi domini  in cui trova applicazione, che sono poi tra loro correlati secondo un approccio olistico all’individuo  e alla comunità.  Fermi restando i tratti essenziali  -  “empowerment definibile come l'insieme di conoscenze, abilità relazionali e competenze che permettono a un singolo o a un gruppo di porsi obiettivi e di elaborare strategie per conseguirli utilizzando le risorse esistenti,  esperendo la sensazione di poter compiere azioni efficaci per il raggiungimento di un obiettivo, e il controllo, la capacità di percepire l'influenza delle proprie azioni sugli eventi” e ancora “L'empowerment è strettamente connesso al concetto di cambiamento.. .L'empowerment è, insomma, una tecnica per (ri)prendere in mano il controllo della propria vita, una modalità per progettare ed agire con efficacia e realismo, ma, soprattutto, rappresenta un nuovo approccio epistemologico, una nuova pensabilità del cambiamento - per il singolo, per il gruppo, per la società - all'insegna non della ricerca della soluzione migliore, ma dell'aumento delle possibilità, delle scelte, della libertà” -   l’autore analizza il termine nell’ambito Politico, in quello Psicologico (facendo un richiamo specifico alla fasce deboli;  questo rimanda al Digital Storytelling che il nostro gruppo sta elaborando e che vorremmo focalizzato sull’esperienza edu-comunicativa in  una casa-famiglia  volta proprio a mettere i soggetti nelle condizioni di acquisire maggiore sicurezza in sé e nelle proprie capacità di agire in modo costruttivo e socialmente inclusivo); nel contesto dell’Organizzazione aziendale, coniugando il concetto di empowerment al plurale (...purtroppo, ahimé, è un ambito in cui temo che l’Autore troverà scarso seguito, a giudicare dalla “svalorizzazione” delle risorse umane che purtroppo viene fatta in molti contesti lavorativi e  non solo!!),  e in quello della Formazione.
Vi avrò annoiata ? … se così non fosse, ecco di seguito il link al testo di Burgio.
"EMPOWERMENT" di Giuseppe Burgio

martedì 13 novembre 2012

Comunicazione educativa in Comunità famigliare


Vedendo come il blog vada affrontando l'aspetto della "comunicazione educativa online" quale strumento per far crescere situazioni di emarginazione vorrei presentare l'iniziativa della comunità famigliare dove vivo e lavoro come educatore.
Dal 2009 abbiamo inserito nella nostra offerta formativa un microwebtv con l'intenzione di "esportare" e condividere le attività educative della comunità famigliare (Comunità Villa San Francesco) mettendole a conoscenza anche dei molti amici sparsi nel territorio nazionale e nel mondo e a chiunque intendesse incrociare questa offerta educativa attraverso i moderni e interattivi strumenti di informazione.
L'obiettivo del laboratorio televisivo da noi allestito è quello di favorire l'interazione interpersonale, far riflettere i giovani coinvolti nel progetto, anche in ottica di educazione permanente, sulle tematiche educative che per mezzo della microtv della Comunità tenta di proporre all'esterno, associando le regole comunicative e i linguaggi della televisione alla comunicazione educativa della comunità.
Abbiamo per ora allestito un breve notiziario che riassume gli incontri di educazione e catechesi che la comunità organizza settimanalmente arricchendolo di contenuti extra come ad esempio una rubrica che presente in ogni edizione la storia di uno dei sassi presenti all'interno del Museo dei Sogni che abbiamo aperto dal 1999 (questa rubrica è un buon sistema per presentare meglio il museo dato che molti visitatori denunciano che il sito internet non rende giustizia alla grandezza dei contenuti del museo...).
Pensando alla comunicazione educativa online attraverso l'utilizzo del Digital StoryTelling vorrei proporre una di queste pietre srotolate, che forse non ha i crismi del D.S.T. però è fatto utilizzando software e tecnologie consigliate nel cap. 8 del libro "Narrare con il digital storytelling a scuola e nelle organizzazioni" (di C. Petrucco-M. De Rossi, Roma, Carocci editore, 2009):

                                 PIETRA DI CARLO URBANI


Un'altra "rubrica" con la quale stimoliamo i nostri ragazzi è "Verbi abitati" dove analizziamo un verbo che contraddistingue il tema dell'incontro svolto e ricavandone un pensiero di 4-5 righe ricerchiamo in rete immagini che traducano le parole.
Eccone due esempi:

                                 NASCERE

                              
                                 COSTRUIRE


lunedì 12 novembre 2012

UN PIONIERE




Cari amici,
mi permetto di segnalare un’importante iniziativa che è strettamente correlata all’argomento del nostro blog: la mostra "Educare a pensare", appena inaugurata a Modena, dedicata al lavoro del grande maestro Alberto Manzi, che si può certamente considerare uno dei pionieri italiani della comunicazione educativa attraverso i media. Manzi per primo ha utilizzato i media, e in particolare la televisione, per fini didattici e di apprendimento. Tra i suoi molteplici contributi, la trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi, che si svolgeva come una vera e propria lezione a scuola e che consentì a quasi un milione di analfabeti di prendere la licenza elementare. La trasmissione entrò nella storia della televisione.

Collegato alla mostra è il Premio Alberto Manzi per la comunicazione educativa, che intende dare riconoscimento a quei progetti di finalità didattico/educativa che vengano realizzati attraverso i media tradizionali e i nuovi media.

Potete trovere informazioni sulla mostra e sul Centro Alberto Manzi, nato per fare conoscere la figura e l'opera del maestro attraverso l'analisi del suo lavoro di educatore, di scrittore e di autore di programmi radio-televisivi, ai link seguenti.


Chiara

LA SCUOLA ELEMENTARE DELLA MULTIMEDIALITÀ

Nelle Teche di Rai-Educational ho trovato questa testimonianza di una Scuola Elementare di Milano che, aderendo al progetto "Pegaso" ha introdotto la dimensione della multi e ipermedialità nella propria didattica.
Il video è ricco di spunti e mette in rilievo  molte delle Dimensioni  della Edu-comunicazione 2.0 che abbiamo individuato nella nostra Mappa concettuale (!!!): l'autorialità degli allievi; la centralità del soggetto, dei suoi interessi e delle sue potenzialità; l'interdisciplinarietà; la condivisione intra-classe, inter-scuole, scuola-famiglia, scuola-territorio; la dimensione metacognitiva; l'ipermedialità come strumento per superare la frammentazione dei saperi e delle esperienze; la massimizzazione del messaggio educativo, che "esce dalla classe", dal singolo gruppo che l'ha prodotto,  per divenire leggibile e comunicativo anche per gli altri; la conoscenza ipermediale come patrimonio comune, che può essere riletto, integrato... storia didattica - ma anche momento di piacevolezza - da riutilizzare.
Buona visione!!

LA SCUOLA DELLA MULTIMEDIALITÀ: L`IPERTESTO SU UN BENE CULTURALE LOCALE. UN PROGETTO PER LA SCUOLA ELEMENTARE

domenica 11 novembre 2012

UN OCCHIO SUL MONDO

Carissimi,
per riportare un altro esempio di utilizzo educativo del web 2.0, ecco il link al sito di Luca Bernardi, 26 anni e affetto da Distrofia Muscolare di Duchenne. Luca scrive: "...Vivo a letto 24 ore su 24 ... e cerco di coltivare tutte le passioni che ho attraverso il mio occhio sul mondo, il mio computer." Dal 2006 frequenta un corso di Laurea in Storia e Memoria delle Culture Europee all’Università di Macerata in modalità online.
Oltre al sito Luca usa i principali social network e software: Facebook, Twitter, Youtube e Skype.

 

UNA PREZIOSISSIMA COMUNICAZIONE EDUCATIVA 2.0



 
Cari amici/che del Blog, proprio oggi, nella nostra Mappa, inserendo alcuni appunti sulle varie dimensioni che caratterizzano la comunicazione educativa 2.0, ho accennato al ruolo che essa assume in quelle situazioni che rendono impossibile la didattica nel contesto formale tradizionale ... come ad esempio nei casi di ospedalizzazione ... in questi frangenti  le TIC consentono ai degenti di poter continuare ad apprendere anche in situazioni difficili, e nel contempo di mantenere vivo il legame con il mondo esterno (magari anche con la propria stessa classe) in modo tale che il PC diventi quasi una membrana osmotica attraverso la quale avvengono preziosi scambi culturali ed umani, emotivi, fra l'ospedale, con tutta la sua variegata umanità (pazienti, familiari, professionisti .. e macchinari) e il mondo esterno .. in questi casi la comunicazione diviene altamente "educativa" non solo per i degenti, ma anche per noi tutti, che dialogando con loro attraverso i loro "output tecnologici" (giornali on-line, narrazioni personali, fotografie, video, ecc.) possiamo rompere le barriere di isolamento, avvicinarci emotivamente, esperire empatia, solidarietà ... e questo potrà magari sfociare anche in nostre azioni concrete (ad esempio, in attività di volontariato) ... 
Il disegno che ho postato è della Scuola dell'Ospedale San Gerardo di Monza.


sabato 10 novembre 2012

"WIDE-COMMUNICATION": LA COMUNICAZIONE 2.0 COLLEGA COMUNITA' FORMALI EDUCATIVE, CONTESTI PROFESSIONALI, UTENTI NEL MONDO



Cari amici,
un riuscitissimo esempio concreto di COMUNICAZIONE EDUCATIVA che abbiamo realizzato con gli allievi di un Istituto professionale turistico di Milano, che  concretizza - secondo me - uno degli aspetti principali dell'applicazione delle Tecnologie 2.0 nei contesti educativi: ossia la funzione di raccordo fra Scuola, mondo del lavoro e spazi personali, in una logica di Widelong learning.
In questo caso le Tecnologie sono state utilizzate per comunicare, esprimersi, liberare la fantasia, pensare a soluzioni innovative e svolgere problem posing/solving all'interno del gruppo di allievi dell'Istituto professionale. Poi la comunicazione è "migrata" nel Web grazie all'output comunicativo (il video che linko) che rappresenta una soluzione professionale innovativa (per il mondo del lavoro) e una forma di comunicazione con la ipotetica utenza finale di un'agenzia di viaggi.

 

venerdì 9 novembre 2012

Le tecnologie della comunicazione nel WEB 2.0 e l’educazione


 
Non è facile definire brevemente in un blog il conetto di tecnologia della comunicazione educativa a fronte dell’immensa quantità di informazione reperita nei motori di ricerca, e non solo … basti pensare ai molteplici autori che si sono focalizzati e continuano a farlo intorno a questo poliedrico sintagma. Volendo circoscrivere la vastità del tema trovo interessante, quando si parla di comunicazione, fare riferimento ai processi che influenzano l’apprendimento, nel contesto dei quali le tecnologie possono svolgere una funzione strategica, divenendo chiave per migliorare/ottimizzare le condizioni e i processi per apprendere. Molteplici sono i ruoli che le tecnologie della comunicazione possono svolgere: rappresentano un supporto, alla formazione classica; un sostegno alla costruzione di un environment di apprendimento;  un fattore di cambio epistemologico dinanzi alla mediazione …

Trovo assai gradevole il video di ci posto il LINK che ci parla di WEB 2.0 ed educazione; la versione è in spagnolo, ma data l’affinità linguistica con l’italiano (… “ Puerto escondido” insegan !!!) credo che possa risultare di agevole comprensione per tutti noi, dando al nostro BLOG quel tocco di “interculturalità”, che poi è una delle principali caratteristiche della Comunicazione, educativa e non, che corre nel WEB 2.0
 
 


mediazione

Riflettendo sui termini che compongono il nostro argomento di ricerca mi era sfuggito come il tipo di comunicazione che andiamo analizzando si avvalga di uno specifico medium per trasmettere il proprio messaggio da emittente a/ai  ricevente/i: INTERNET (raggiungibile da qualsiasi strumento lo supporti: pc, notebook, tablet, smartphone ecc...).

Mi rendo conto che questo sia quanto mai banale e scontato ma, per quanto mi riguarda, andando a cercare chissà quale elemento nel web,  questo elemento mi era sfuggito.

Giancarlo

giovedì 8 novembre 2012

MAPPA CONCETTUALE SULLA COMUNICAZIONE EDUCATIVA 2.0




La prima attività nel nostro neo-nato BLOG condiviso sarà l'elaborazione di una Mappa concettuale  attraverso la quale far emergere gli aspetti più significativi connessi all'utilizzo del Web 2.0  quale piattaforma comunicativo-relazionale multi e ipermediale, luogo di integrazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, evidenziando anche la valenza educativa che la stessa assume nei diversi contesti (formale, non formale, informale).

Ecco il link a un primo documento  condiviso con Google Documents, nel formato della Presentazione ...  

https://docs.google.com/presentation/d/1m1Q0jW4O-0bhGczLjWNdkIfDsN6o2qKGnDKGU-jLqwI/edit

... e adesso, buttiamoci nel brainstorming !!