Cari amic*,
la comunicazione
educativa 2.0 si sostanzia, fra le
altre, nelle riflessioni di Bruner e Olson sui media culturali ... Il primo sostiene (.. a proposito, un piccolo “fuori-onda” … propongo lo spot “La
conoscenza allunga la vita!” … Bruner ha compiuto da poco ben 97 anni !!) che “i sistemi simbolici caratterizzanti i
media culturali fungono da amplificatori delle capacità di pensiero e
determinano lo sviluppo di specifiche forme di rappresentazione mentale”; Olson descrive i media come campi di attività esecutiva, afferma che “l’intelligenza consiste
nell’abilità in un medium culturale” e ritiene che si sviluppi e assuma
specifiche forme attraverso le attività svolte dall’individuo in ciascun medium:
i media sono quindi da intendere come “gamme di attività” in cui si svolge il
processo continuo della conoscenza e attraverso i quali l’intelligenza si
struttura in forme diverse a seconda del medium con cui avviene l’interazione. Olson
quindi sottolinea la rilevanza della mediazione
culturale nelle sviluppo delle forme di
intelligenza, di cui suggerisce la pluralità.
A Gardner dobbiamo la teoria delle “intelligenze
multiple” che riprende il concetto della pluralità dell’intelligenza
... linguistica, logico-matematica, spaziale, musicale,
corporeo-cinestetica, ecc. … dimensioni
che ricorrono e contraddistinguono i media maggiormente valorizzati ai giorni
nostri e che trovano nelle tecnologie 2.0 una loro espressione (campo di
attività) ed integrazione. Una pluralità
di intelligenze che si rende visibile nelle diverse attitudini
intellettive e stili cognitivi di apprendimento, che caratterizzano ogni
individuo.
Questi convincimenti confermano il ruolo che la
comunicazione 2.0 può assumere quale modalità dialogico-educativa per valorizzare
le peculiarità di ciascuno di noi, i nostri punti di forza, o per ridurre o
rileggere in chiave nuova quelli ritenuti di debolezza … l’integrazione
multi-ipermediale dei diversi linguaggi comunicativi permette a ogni soggetto
di trovare il proprio canale preferenziale di espressione e apprendimento, nonché di
realizzazione piena di sé.
Con il pensiero alla comunicazione educativa nel
contesto di una casa-famiglia con soggetti
in difficoltà (… la mente sempre al Digital Storytelling in costruzione),
la comunicazione attuata attraverso le
tecnologie 2.0, sapientemente progettata e strutturata in termini di ambienti, laboratori,
materiali, tipologie di attività, dagli educatori-registi - permette di
stimolare, di “tirar fuori” (e-ducere,
appunto) e far agire le risorse di ciascuno, attuando una comunicazione
educativa morfogenetica, generativa, che permette di esperire un senso di
efficacia e incrementa la motivazione all’attività, alla partecipazione. Un’attività nella quale può emergere anche quel “pensiero
divergente” descritto da Guilford –
caratterizzato da fluidità del pensiero, flessibilità nelle
strategie ideative, originalità, capacità di elaborazione personale - che è
stimolato dalle tecnologie 2.0, le quali consentono al soggetto di “disvelarsi”
a se stesso e agli altri, esprimendo anche una creatività, che può risultare anche
inattesa a causa dei giudizi-previ che spesso
ci guidano nel prefigurare gli altri e il loro agire. Ecco quindi che le
tecnologie 2.0 nella comunicazione educativa possono incentivare – nelle forme
e misura che le risorse di ciascuno di noi rendono possibile - anche il lato creativo
delle nostre intelligenze, grazie anche alla compenetrazione delle dimensioni
motivazionale, intellettiva ed emotivo- affettiva sollecitate dai media stessi.
Di
seguito propongo lo stralcio di una intervista fatta ad Howard Gardner nel
1997 nell’ambito della trasmissione RAI “Mediamente”, che verte sulle “Intelligenze multiple e nuove tecnologie”.
Domanda 1 - Può
illustrarci la sua teoria sulla intelligenza multipla, la teoria che lo ha reso
famoso in tutto il mondo? Risposta
La gran parte della gente, quando
usa la parola intelligenza pensa che ci sia una singola intelligenza con la
quale si nasce e che non si può cambiare molto. Si attribuisce un gran valore a
quello che si chiama un IQ test, una serie di domande alle quali si risponde
bene o meno bene. Io penso che il test del quoziente intellettivo sia una
misura ragionevole del rendimento delle persone a scuola, ma esso offre una
visione molto ristretta di come sia l'intelletto umano una volta usciti dalla
scuola. Nel mio lavoro ho gettato via i test perché penso che essi non possano
esaminare l'intero spettro delle capacità umane. Viceversa, ho studiato il
cervello e come si è evoluto nel corso di molti, molti anni. Ho anche studiato
il tipo di abilità cui si attribuisce valore nelle diverse culture, non solo
nella nostra cultura oggi, ma nella nostra cultura storicamente, e nelle culture
di tutto il mondo. Come risultato di questo studio di molti anni ho definito
almeno otto intelligenze diverse. La definizione standard di intelligenza ed il
test standard guardano a due intelligenze: quella linguistica e quella logica,
che sono molto importanti a scuola. Ma io sostengo che ci sono almeno altre sei
intelligenze, incluse quella musicale, quella spaziale - che consiste
nell'abilità di valutare gli ampi spazi allo stesso modo del pilota o di un
navigatore, o gli spazi locali, come farebbero uno scultore, un architetto o un
giocatore di scacchi -; l'intelligenza cinestetica corporea, che è
l'intelligenza del ballerino, dell'atleta, dell'artigiano, dell'attore; due
tipi di intelligenza personale, che consiste nella comprensione delle altre
persone, come esse lavorano, come motivarle, come andare d'accordo con loro;
l'intelligenza interpersonale, che consiste nella comprensione di se stessi, di
chi si è, di cosa si cerca di raggiungere, di quello che si può fare per avere
maggiore successo nella propria vita. Recentemente ho aggiunto una nuova
intelligenza chiamata "intelligenza naturalistica", che consiste
nella capacità di riconoscere diversi oggetti nella natura: esseri viventi,
piante, animali, e anche altre cose in natura come le rocce, o nuvole o tipi
diversi di tempo.
Ora, tutti noi siamo dotati di
queste diverse intelligenze. Infatti, qualcuno potrebbe dire che sto definendo
gli esseri umani non nel modo in cui fece Socrate, come animali razionali, ma
come animali dotati di linguaggio, di logica e così via. In ogni caso, mentre
tutti noi possediamo queste intelligenze, non esistono due persone che abbiano
esattamente la stessa combinazione di intelligenze. Qualcuno è più forte
nell'intelligenza linguistica, qualcuno in quella spaziale. Anche il modo in
cui combiniamo le intelligenze o non le combiniamo è differente fra le persone,
e qui entrano in gioco le implicazioni educazionali. Perché o noi possiamo
trattare tutti come se fossero uguali, il che semplicemente indirizza un tipo
di intelligenza, o possiamo cercare di capire le intelligenze dei bambini e
personalizzare, individualizzare l'educazione il più possibile. Il mio pensiero
è che anche se si vuole che ognuno impari lo stesso materiale; si può
insegnarlo in molti modi, e si può anche stimare o valutare in molti modi ciò
che lo studente sta imparando. E' qui che viene fuori il ruolo della
tecnologia, nell'individuazione del curriculum, dei materiali, degli argomenti
per gli studenti, e nel dare loro molti modi di studiare e molti modi di
padroneggiare il materiale.
Domanda 2 - Dunque qual
è il ruolo delle nuove tecnologie nella teoria delle intelligenze multiple?
Risposta
Ogni intelligenza
tradizionalmente è utilizzata da diverse tecnologie. Un'intelligenza
linguistica dalla semplice tecnica della penna, del libro, del microfono;
l'intelligenza logica e matematica dalla tecnologia del pallottoliere, della
calcolatrice oppure dal computer; l'intelligenza musicale con gli strumenti, i
sintetizzatori e così via. Avendo degli esseri umani ed una intelligenza, si
sviluppa una tecnologia da dirigere con quella intelligenza. Ma penso che ciò
che la gente vuole sapere è la relazione fra l'intelligenza e le nuove
tecnologie. E' molto importante capire che la tecnologia è solo uno strumento,
niente di meno e niente di più. Ho una penna qui. Essa è uno strumento. Posso
usare la penna per scrivere un sonetto, come Shakespare o Dante. Posso anche
usare la penna per cavare un occhio a qualcuno. E' solo uno strumento. E i
computer possono essere usati per manipolare le persone o per liberarle, i
computer possono essere usati per insegnare alla gente nello stesso noioso modo
rigoroso in cui si è insegnato per moltissimi anni, o possono essere usati per
insegnare in modi molto nuovi. Ovviamente, mi piacerebbe che le tecnologie
venissero usate nei modi che liberano gli individui, che consentissero loro un
maggiore accesso alle cose rispetto al passato. Lasci che usi me stesso come
esempio. Io possiedo una intelligenza musicale piuttosto forte, ma non una
particolare intelligenza spaziale. Quando ero a scuola mi venne chiesto di
cercare di immaginare una figura in tre dimensioni e come essa veniva
trasformata. Era un'operazione molto difficile da fare nella mia testa. Ora io
posso creare una immagine sullo schermo del computer e girarla tutto intorno,
realizzando, in questo modo, davanti a me, quello che dovevo fare nella mia
testa. Poiché sono migliore nella intelligenza musicale, se ascolto una fuga,
per esempio, con un tema, posso sentire nel modo in cui il tema viene
trasformato o preso da un'altra voce. Posso farlo con le mie orecchie. Ma se
non fossi stato in grado di farlo con le mie orecchie, avrei potuto prendere un
registratore, registrare la fuga, separare le voci, seguirne una da una parte
all'altra del pezzo; e di nuovo la tecnologia mi avrebbe aiutato a fare quello
che non sono in grado di fare nella mia testa.
Dalla mia prospettiva, la più
grande promessa della tecnologia è quella di individualizzare l'educazione. Se
un insegnante ha 30 o 40 studenti e non ha a disposizione alcuna tecnologia,
non ha molta scelta: lui o lei deve leggere o dare a tutti lo stesso compito.
Ma se, per esempio, un insegnante ha 30 o 40 studenti, ma ciascuno studente
possiede il proprio computer con il CD ROM o il video disk player, allora,
l'insegnante può insegnare le frazioni in un modo ad uno studente e in un altro
modo ad un altro studente, e può altresì offrire allo studente vari modi di
mostrare ciò che capisce. Così la tecnologia mantiene la promessa di
personalizzare ed individualizzare l'educazione molto più che nel passato.
Perché questo è importante? Tradizionalmente, l'educazione è stata un segno di
selezione. A chi pensa in un certo modo, a chi può passare per la cruna di un
ago, per usare una metafora, noi daremo un riconoscimento, e tutti gli altri
saranno messi da parte perché non sono in grado di fare le cose in quel modo.
Se noi individualizziamo o personalizziamo l'educazione, invece di avere un
test che ciascuno deve superare, possiamo avere dei test appropriati per
ciascuno in considerazione della sua intelligenza. Questo significa che ognuno
può essere avvantaggiato in base alle proprie potenzialità, e non si forzeranno
tutti ad essere come un certo prototipo, e se non si può essere come quel
prototipo allora non si ha alcuna opportunità.
Domanda 3 - Come
possono, le tecnologie, essere importanti per lo sviluppo della intelligenza?
Risposta
Attualmente
ogni bambino dovrebbe essere avviato alla conoscenza dei computer con la
maggiore naturalezza possibile. Se i genitori e gli insegnanti usano i computer
quasi ogni bambino li userà naturalmente. Infatti, molti di noi che hanno una
certa età ed hanno dei bambini, hanno i bambini che insegnano loro il computer
e non viceversa. Dunque, i computer non sono un problema per i bambini. E'
importante che il computer sia introdotto in modo naturale. Ciò che noi non
vogliamo sono i computer che sostituiscono gli esseri umani. Quello che un
computer dovrebbe fare è consentire agli esseri umani di fare il tipo di cose
che un computer non può fare: un computer non può abbracciare, bisogna sempre
essere in grado di abbracciare il proprio figlio. Questo è un ruolo molto
importante per l'essere umano. Immaginiamo di avere un figlio che non sia
interessato ai computer. Non mi preoccuperei della cosa, a meno che il bambino
non sia interessato neanche ad altre cose. Se il bambino non dovesse trovare
interesse in nessuna cosa, penserei all'esistenza di un problema. Ma se un
bambino si interessa di qualche cosa, ai giorni nostri, prima o poi si
interesserà ai computer, perché ogni cosa della nostra vita è contagiata dai
computer. Se un bambino si interessa agli strumenti musicali e non ad un
computer, un giorno vorrà comporre al computer o comporre musica elettronica o
ascoltare la musica su un CD ROM; solo allora si interesserà alla tecnologia.
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