Importanti spunti di riflessione, quando si parla di edu-comunicazione on-line per l'inclusione sociale, sono dati da tutti i contesti di "reclusione", in cui vivono ad esempio le persone detenute, che comunicano con l'esterno grazie a blog in cui raccontano di sè agli altri.
Vedi il blog "dentro e fuori"
L'importanza di raccontare la propria storia e di poterla condividere con altre persone anche lontane dal proprio contesto di vita è stata molto rivalutata anche in medicina, come vera e propria terapia psichiatrica, ma anche come strumento di analisi per il medico stesso per comprendere meglio la storia del paziente e l'evoluzione della sua malattia.
Vedi l'articolo "La rete e il futuro delle terapie psichiatriche in Italia"
Esistono dei veri e propri corsi di studio in Medical Humanities, che appunto si concentrano sull'interdisciplinarietà della medicina, che deve appropriarsi anche di tutte le cosiddette scienze umane per cogliere tutte le sfaccettature dei problemi dei propri pazienti, grazie soprattutto all'osservazione, all'ascolto e al confronto.
Vedi la definizione originale di Medical Humanities
domenica 25 novembre 2012
sabato 24 novembre 2012
INTELLIGENZA E 2.0
Cari amic*,
la comunicazione
educativa 2.0 si sostanzia, fra le
altre, nelle riflessioni di Bruner e Olson sui media culturali ... Il primo sostiene (.. a proposito, un piccolo “fuori-onda” … propongo lo spot “La
conoscenza allunga la vita!” … Bruner ha compiuto da poco ben 97 anni !!) che “i sistemi simbolici caratterizzanti i
media culturali fungono da amplificatori delle capacità di pensiero e
determinano lo sviluppo di specifiche forme di rappresentazione mentale”; Olson descrive i media come campi di attività esecutiva, afferma che “l’intelligenza consiste
nell’abilità in un medium culturale” e ritiene che si sviluppi e assuma
specifiche forme attraverso le attività svolte dall’individuo in ciascun medium:
i media sono quindi da intendere come “gamme di attività” in cui si svolge il
processo continuo della conoscenza e attraverso i quali l’intelligenza si
struttura in forme diverse a seconda del medium con cui avviene l’interazione. Olson
quindi sottolinea la rilevanza della mediazione
culturale nelle sviluppo delle forme di
intelligenza, di cui suggerisce la pluralità.
A Gardner dobbiamo la teoria delle “intelligenze
multiple” che riprende il concetto della pluralità dell’intelligenza
... linguistica, logico-matematica, spaziale, musicale,
corporeo-cinestetica, ecc. … dimensioni
che ricorrono e contraddistinguono i media maggiormente valorizzati ai giorni
nostri e che trovano nelle tecnologie 2.0 una loro espressione (campo di
attività) ed integrazione. Una pluralità
di intelligenze che si rende visibile nelle diverse attitudini
intellettive e stili cognitivi di apprendimento, che caratterizzano ogni
individuo.
Questi convincimenti confermano il ruolo che la
comunicazione 2.0 può assumere quale modalità dialogico-educativa per valorizzare
le peculiarità di ciascuno di noi, i nostri punti di forza, o per ridurre o
rileggere in chiave nuova quelli ritenuti di debolezza … l’integrazione
multi-ipermediale dei diversi linguaggi comunicativi permette a ogni soggetto
di trovare il proprio canale preferenziale di espressione e apprendimento, nonché di
realizzazione piena di sé.
Con il pensiero alla comunicazione educativa nel
contesto di una casa-famiglia con soggetti
in difficoltà (… la mente sempre al Digital Storytelling in costruzione),
la comunicazione attuata attraverso le
tecnologie 2.0, sapientemente progettata e strutturata in termini di ambienti, laboratori,
materiali, tipologie di attività, dagli educatori-registi - permette di
stimolare, di “tirar fuori” (e-ducere,
appunto) e far agire le risorse di ciascuno, attuando una comunicazione
educativa morfogenetica, generativa, che permette di esperire un senso di
efficacia e incrementa la motivazione all’attività, alla partecipazione. Un’attività nella quale può emergere anche quel “pensiero
divergente” descritto da Guilford –
caratterizzato da fluidità del pensiero, flessibilità nelle
strategie ideative, originalità, capacità di elaborazione personale - che è
stimolato dalle tecnologie 2.0, le quali consentono al soggetto di “disvelarsi”
a se stesso e agli altri, esprimendo anche una creatività, che può risultare anche
inattesa a causa dei giudizi-previ che spesso
ci guidano nel prefigurare gli altri e il loro agire. Ecco quindi che le
tecnologie 2.0 nella comunicazione educativa possono incentivare – nelle forme
e misura che le risorse di ciascuno di noi rendono possibile - anche il lato creativo
delle nostre intelligenze, grazie anche alla compenetrazione delle dimensioni
motivazionale, intellettiva ed emotivo- affettiva sollecitate dai media stessi.
Di
seguito propongo lo stralcio di una intervista fatta ad Howard Gardner nel
1997 nell’ambito della trasmissione RAI “Mediamente”, che verte sulle “Intelligenze multiple e nuove tecnologie”.
Domanda 1 - Può
illustrarci la sua teoria sulla intelligenza multipla, la teoria che lo ha reso
famoso in tutto il mondo? Risposta
La gran parte della gente, quando
usa la parola intelligenza pensa che ci sia una singola intelligenza con la
quale si nasce e che non si può cambiare molto. Si attribuisce un gran valore a
quello che si chiama un IQ test, una serie di domande alle quali si risponde
bene o meno bene. Io penso che il test del quoziente intellettivo sia una
misura ragionevole del rendimento delle persone a scuola, ma esso offre una
visione molto ristretta di come sia l'intelletto umano una volta usciti dalla
scuola. Nel mio lavoro ho gettato via i test perché penso che essi non possano
esaminare l'intero spettro delle capacità umane. Viceversa, ho studiato il
cervello e come si è evoluto nel corso di molti, molti anni. Ho anche studiato
il tipo di abilità cui si attribuisce valore nelle diverse culture, non solo
nella nostra cultura oggi, ma nella nostra cultura storicamente, e nelle culture
di tutto il mondo. Come risultato di questo studio di molti anni ho definito
almeno otto intelligenze diverse. La definizione standard di intelligenza ed il
test standard guardano a due intelligenze: quella linguistica e quella logica,
che sono molto importanti a scuola. Ma io sostengo che ci sono almeno altre sei
intelligenze, incluse quella musicale, quella spaziale - che consiste
nell'abilità di valutare gli ampi spazi allo stesso modo del pilota o di un
navigatore, o gli spazi locali, come farebbero uno scultore, un architetto o un
giocatore di scacchi -; l'intelligenza cinestetica corporea, che è
l'intelligenza del ballerino, dell'atleta, dell'artigiano, dell'attore; due
tipi di intelligenza personale, che consiste nella comprensione delle altre
persone, come esse lavorano, come motivarle, come andare d'accordo con loro;
l'intelligenza interpersonale, che consiste nella comprensione di se stessi, di
chi si è, di cosa si cerca di raggiungere, di quello che si può fare per avere
maggiore successo nella propria vita. Recentemente ho aggiunto una nuova
intelligenza chiamata "intelligenza naturalistica", che consiste
nella capacità di riconoscere diversi oggetti nella natura: esseri viventi,
piante, animali, e anche altre cose in natura come le rocce, o nuvole o tipi
diversi di tempo.
Ora, tutti noi siamo dotati di
queste diverse intelligenze. Infatti, qualcuno potrebbe dire che sto definendo
gli esseri umani non nel modo in cui fece Socrate, come animali razionali, ma
come animali dotati di linguaggio, di logica e così via. In ogni caso, mentre
tutti noi possediamo queste intelligenze, non esistono due persone che abbiano
esattamente la stessa combinazione di intelligenze. Qualcuno è più forte
nell'intelligenza linguistica, qualcuno in quella spaziale. Anche il modo in
cui combiniamo le intelligenze o non le combiniamo è differente fra le persone,
e qui entrano in gioco le implicazioni educazionali. Perché o noi possiamo
trattare tutti come se fossero uguali, il che semplicemente indirizza un tipo
di intelligenza, o possiamo cercare di capire le intelligenze dei bambini e
personalizzare, individualizzare l'educazione il più possibile. Il mio pensiero
è che anche se si vuole che ognuno impari lo stesso materiale; si può
insegnarlo in molti modi, e si può anche stimare o valutare in molti modi ciò
che lo studente sta imparando. E' qui che viene fuori il ruolo della
tecnologia, nell'individuazione del curriculum, dei materiali, degli argomenti
per gli studenti, e nel dare loro molti modi di studiare e molti modi di
padroneggiare il materiale.
Domanda 2 - Dunque qual
è il ruolo delle nuove tecnologie nella teoria delle intelligenze multiple?
Risposta
Ogni intelligenza
tradizionalmente è utilizzata da diverse tecnologie. Un'intelligenza
linguistica dalla semplice tecnica della penna, del libro, del microfono;
l'intelligenza logica e matematica dalla tecnologia del pallottoliere, della
calcolatrice oppure dal computer; l'intelligenza musicale con gli strumenti, i
sintetizzatori e così via. Avendo degli esseri umani ed una intelligenza, si
sviluppa una tecnologia da dirigere con quella intelligenza. Ma penso che ciò
che la gente vuole sapere è la relazione fra l'intelligenza e le nuove
tecnologie. E' molto importante capire che la tecnologia è solo uno strumento,
niente di meno e niente di più. Ho una penna qui. Essa è uno strumento. Posso
usare la penna per scrivere un sonetto, come Shakespare o Dante. Posso anche
usare la penna per cavare un occhio a qualcuno. E' solo uno strumento. E i
computer possono essere usati per manipolare le persone o per liberarle, i
computer possono essere usati per insegnare alla gente nello stesso noioso modo
rigoroso in cui si è insegnato per moltissimi anni, o possono essere usati per
insegnare in modi molto nuovi. Ovviamente, mi piacerebbe che le tecnologie
venissero usate nei modi che liberano gli individui, che consentissero loro un
maggiore accesso alle cose rispetto al passato. Lasci che usi me stesso come
esempio. Io possiedo una intelligenza musicale piuttosto forte, ma non una
particolare intelligenza spaziale. Quando ero a scuola mi venne chiesto di
cercare di immaginare una figura in tre dimensioni e come essa veniva
trasformata. Era un'operazione molto difficile da fare nella mia testa. Ora io
posso creare una immagine sullo schermo del computer e girarla tutto intorno,
realizzando, in questo modo, davanti a me, quello che dovevo fare nella mia
testa. Poiché sono migliore nella intelligenza musicale, se ascolto una fuga,
per esempio, con un tema, posso sentire nel modo in cui il tema viene
trasformato o preso da un'altra voce. Posso farlo con le mie orecchie. Ma se
non fossi stato in grado di farlo con le mie orecchie, avrei potuto prendere un
registratore, registrare la fuga, separare le voci, seguirne una da una parte
all'altra del pezzo; e di nuovo la tecnologia mi avrebbe aiutato a fare quello
che non sono in grado di fare nella mia testa.
Dalla mia prospettiva, la più
grande promessa della tecnologia è quella di individualizzare l'educazione. Se
un insegnante ha 30 o 40 studenti e non ha a disposizione alcuna tecnologia,
non ha molta scelta: lui o lei deve leggere o dare a tutti lo stesso compito.
Ma se, per esempio, un insegnante ha 30 o 40 studenti, ma ciascuno studente
possiede il proprio computer con il CD ROM o il video disk player, allora,
l'insegnante può insegnare le frazioni in un modo ad uno studente e in un altro
modo ad un altro studente, e può altresì offrire allo studente vari modi di
mostrare ciò che capisce. Così la tecnologia mantiene la promessa di
personalizzare ed individualizzare l'educazione molto più che nel passato.
Perché questo è importante? Tradizionalmente, l'educazione è stata un segno di
selezione. A chi pensa in un certo modo, a chi può passare per la cruna di un
ago, per usare una metafora, noi daremo un riconoscimento, e tutti gli altri
saranno messi da parte perché non sono in grado di fare le cose in quel modo.
Se noi individualizziamo o personalizziamo l'educazione, invece di avere un
test che ciascuno deve superare, possiamo avere dei test appropriati per
ciascuno in considerazione della sua intelligenza. Questo significa che ognuno
può essere avvantaggiato in base alle proprie potenzialità, e non si forzeranno
tutti ad essere come un certo prototipo, e se non si può essere come quel
prototipo allora non si ha alcuna opportunità.
Domanda 3 - Come
possono, le tecnologie, essere importanti per lo sviluppo della intelligenza?
Risposta
Attualmente
ogni bambino dovrebbe essere avviato alla conoscenza dei computer con la
maggiore naturalezza possibile. Se i genitori e gli insegnanti usano i computer
quasi ogni bambino li userà naturalmente. Infatti, molti di noi che hanno una
certa età ed hanno dei bambini, hanno i bambini che insegnano loro il computer
e non viceversa. Dunque, i computer non sono un problema per i bambini. E'
importante che il computer sia introdotto in modo naturale. Ciò che noi non
vogliamo sono i computer che sostituiscono gli esseri umani. Quello che un
computer dovrebbe fare è consentire agli esseri umani di fare il tipo di cose
che un computer non può fare: un computer non può abbracciare, bisogna sempre
essere in grado di abbracciare il proprio figlio. Questo è un ruolo molto
importante per l'essere umano. Immaginiamo di avere un figlio che non sia
interessato ai computer. Non mi preoccuperei della cosa, a meno che il bambino
non sia interessato neanche ad altre cose. Se il bambino non dovesse trovare
interesse in nessuna cosa, penserei all'esistenza di un problema. Ma se un
bambino si interessa di qualche cosa, ai giorni nostri, prima o poi si
interesserà ai computer, perché ogni cosa della nostra vita è contagiata dai
computer. Se un bambino si interessa agli strumenti musicali e non ad un
computer, un giorno vorrà comporre al computer o comporre musica elettronica o
ascoltare la musica su un CD ROM; solo allora si interesserà alla tecnologia.
martedì 20 novembre 2012
OBIETTIVO "EMPOWERMENT"
Car* amic*,
pensando (come già accennato in un'altra area del blog)
a una comunicazione educativa concepita come plurisemantica - in grado di cogliere tutte le dimensioni
dello sviluppo personale, sia come acquisizione di saperi che come adattamento
sociale e professionale … nella quale l’azione regolativa delle variabili personali e culturali e delle
variabili sociali e storiche sia preminente sul nudo sapere … una comunicazione
che si faccia progetto educativo orientato
non più solo sulla cultura, ma anche sul lavoro e la professione, perché sono
tutte componenti realizzativo-trasformative del sé (quindi dell’individuo in quanto identità,
differenza, capacità, partecipazione civile) e del suo futuro (benessere
economico, affetti, ecc.) – ho trovato
interessante questo articolo sull’Empowerment, pubblicato da Giuseppe Burgio nel 2003 all’interno del
volume “Lessico
oggi: orientarsi nel mondo che cambia”, testo quest'ultimo che pone l’accento sul linguaggio e
sulla sua capacità non solo di descrivere il mondo, ma di far emergere l'ordine
della realtà e della vita sociale, tale per cui le nuove parole che nascono e
si diffondono nel discorso corrente (come per l’appunto “empowerment”) aiutano
a identificare caratteristiche importanti di un’epoca, tanto più se in rapido
cambiamento come la nostra.
Il concetto
di empowerment riesce a cogliere e sintetizzare l’essenza
caleidoscopica della comunicazione educativa com’è o come dovrebbe essere, dagli
istituti scolastici dei nostri giovani ai luoghi di lavoro, dalle comunità alle
associazioni …
Mi ha colpito particolarmente questa bella frase dell’autore (nel paragrafo dedicato al
contesto politico), che qui riporto “Nel termine stesso
empowerment è nascosta una parola ingombrante: potere (power). Non è il potere
che siamo abituati a conoscere. Piuttosto che all'accezione comune di avere
«potere su» qualcosa o qualcuno, bisogna pensare a un potere inteso come capacità personale,
forza, energia, autopotenziamento, incremento delle proprie possibilità, il
«potere di» fare, di essere. Questo «potere di» è contemporaneamente
improntato all'emancipazione dell'altro, alla solidarietà e all'interdipendenza
con l'altro, è immediatamente un «potere con» l'altro.… Mi ha fatto andare con il pensiero alla
pedagogia del brasiliano Paulo Freire (ma si potrebbero citare anche Don
Milani, Dolci, Capitini), autore che apprezzo moltissimo, grande pedagogo “di rottura”, con la determinazione etica -
teorica ed esistenziale - della sua azione e del suo pensiero, il quale riteneva
che un percorso pedagogico dovesse essere contraddistinto da un orizzonte
teleologico e finalità irrinunciabili di umanizzazione, un’educazione concepita come dialogo fra gli
“attori di umanizzazione”, la diversità vista
come sorgente di dialogo, l’educazione al contempo come riflessione pedagogica
e pratica dell’educazione improntata al dialogo per dare a tutti (con un’attenzione
“agli ultimi”) possibilità e strumenti per difendersi da soli
in un’ottica di cittadinanza attiva, per acquisire coscienza critica. Freire asseriva che la vocazione dell’essere
umano è quella di “essere di più” (superando
la sua incompiutezza) e a questo deve mirare la comunicazione educativa, cioè a sostenere/promuovere la vocazione al miglioramento intrinseca nell’essere
umano, che non deve essere mortificata:
l’uomo è un “progetto”, un essere che cammina in avanti , oltre se
stesso, verso l’umanizzazione, verso “l’essere di più”…
E la
definizione di Burgio sulla solidarietà, l’interdipendenza (un
empowerment, quindi, scevro di sopraffazione), mi ha fatto riandare nuovamente
a Freire
quando parlava della necessità di
impostare relazioni realmente finalizzate
a “dare un nome
al mondo”
e
chiariva che “il
dialogo è questo incontro di uomini, attraverso la mediazione del mondo, per
dargli un nome, e quindi non si esaurisce nel rapporto io-tu». Hanno rieccheggiato nella mia mente anche le
parole del prof. Munari quando esortava al “vita tua, vita mea” (in contrapposizione alla logica “mors tua,
vita mea”) quale richiamo alla responsabilizzazione gli uni verso gli altri,
alla solidarietà, alla co-attorialità,
al legame intrinseco che ci
unisce nell’ottica di un progresso “sostenibile”; e infine mi ho pensato anche alle riflessioni
fatte da Bauman nel
suo libro intitolato “La società individualizzata”
in cui ha evidenziato le pecche di una vita
sociale costituita da “individui sempre più individualizzati”.
Nell’articolo
di Burgio ho trovato molto interessante anche la sua declinazione del termine
di Empowerment nei diversi domini in cui
trova applicazione, che sono poi tra loro correlati secondo un approccio olistico
all’individuo e alla comunità. Fermi restando i tratti essenziali - “empowerment
definibile come l'insieme di conoscenze, abilità relazionali e competenze che
permettono a un singolo o a un gruppo di porsi obiettivi e di elaborare
strategie per conseguirli utilizzando le risorse esistenti, esperendo la sensazione di poter compiere
azioni efficaci per il raggiungimento di un obiettivo, e il controllo, la
capacità di percepire l'influenza delle proprie azioni sugli eventi”
e ancora “L'empowerment
è strettamente connesso al concetto di cambiamento.. .L'empowerment è, insomma,
una tecnica per (ri)prendere in mano il controllo della propria vita, una
modalità per progettare ed agire con efficacia e realismo, ma, soprattutto,
rappresenta un nuovo approccio epistemologico, una nuova pensabilità del
cambiamento - per il singolo, per il gruppo, per la società - all'insegna non
della ricerca della soluzione migliore, ma dell'aumento delle possibilità,
delle scelte, della libertà” - l’autore
analizza il termine nell’ambito Politico,
in quello Psicologico (facendo
un richiamo specifico alla fasce deboli; questo rimanda al Digital Storytelling che il
nostro gruppo sta elaborando e che vorremmo focalizzato sull’esperienza
edu-comunicativa in una casa-famiglia volta proprio a mettere i soggetti nelle
condizioni di acquisire maggiore sicurezza in sé e nelle proprie capacità di
agire in modo costruttivo e socialmente inclusivo); nel contesto dell’Organizzazione aziendale, coniugando il concetto di empowerment al
plurale (...purtroppo, ahimé, è un ambito in cui temo che l’Autore troverà
scarso seguito, a giudicare dalla “svalorizzazione” delle risorse umane che purtroppo
viene fatta in molti contesti lavorativi e non solo!!), e in quello della Formazione.
Vi avrò
annoiata ? … se così non fosse, ecco di seguito il link al testo di Burgio.
"EMPOWERMENT" di Giuseppe Burgio
martedì 13 novembre 2012
Comunicazione educativa in Comunità famigliare
Vedendo come il blog vada affrontando l'aspetto della "comunicazione
educativa online" quale strumento per far crescere situazioni di
emarginazione vorrei presentare l'iniziativa della comunità famigliare dove
vivo e lavoro come educatore.
Dal 2009 abbiamo inserito nella nostra offerta formativa un microwebtv con l'intenzione di "esportare" e condividere le attività educative della comunità famigliare (Comunità Villa San Francesco) mettendole a conoscenza anche dei molti amici sparsi nel territorio nazionale e nel mondo e a chiunque intendesse incrociare questa offerta educativa attraverso i moderni e interattivi strumenti di informazione.
L'obiettivo del laboratorio televisivo da noi allestito è quello di favorire l'interazione interpersonale, far riflettere i giovani coinvolti nel progetto, anche in ottica di educazione permanente, sulle tematiche educative che per mezzo della microtv della Comunità tenta di proporre all'esterno, associando le regole comunicative e i linguaggi della televisione alla comunicazione educativa della comunità.
Abbiamo per ora allestito un breve notiziario che riassume gli
incontri di educazione e catechesi che la comunità organizza settimanalmente
arricchendolo di contenuti extra come ad esempio una rubrica che presente in
ogni edizione la storia di uno dei sassi presenti all'interno del Museo
dei Sogni che
abbiamo aperto dal 1999 (questa rubrica è un buon sistema per presentare meglio
il museo dato che molti visitatori denunciano che il sito internet non rende
giustizia alla grandezza dei contenuti del museo...).
Pensando alla comunicazione educativa online attraverso l'utilizzo
del Digital StoryTelling vorrei proporre una di queste pietre srotolate, che
forse non ha i crismi del D.S.T. però è fatto utilizzando software e tecnologie
consigliate nel cap. 8 del libro "Narrare con il digital storytelling a
scuola e nelle organizzazioni" (di C. Petrucco-M. De Rossi, Roma,
Carocci editore, 2009):
PIETRA DI CARLO URBANI
Un'altra "rubrica" con la quale stimoliamo i nostri
ragazzi è "Verbi abitati" dove
analizziamo un verbo che contraddistingue il tema dell'incontro svolto e
ricavandone un pensiero di 4-5 righe ricerchiamo in rete immagini che traducano
le parole.
Eccone due esempi:
NASCERE
COSTRUIRE
lunedì 12 novembre 2012
UN PIONIERE
Cari amici,
mi permetto di segnalare un’importante
iniziativa che è strettamente correlata all’argomento del nostro blog: la
mostra "Educare a pensare", appena inaugurata a Modena, dedicata al lavoro del
grande maestro Alberto Manzi, che si può certamente considerare uno dei pionieri
italiani della comunicazione educativa attraverso i media. Manzi per primo ha
utilizzato i media, e in particolare la televisione, per fini didattici e di
apprendimento. Tra i suoi molteplici contributi, la trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi, che si svolgeva
come una vera e propria lezione a scuola e che consentì a quasi un milione di
analfabeti di prendere la licenza elementare. La trasmissione entrò nella
storia della televisione.
Collegato alla mostra è il Premio
Alberto Manzi per la comunicazione educativa, che intende dare riconoscimento a
quei progetti di finalità didattico/educativa che vengano realizzati attraverso
i media tradizionali e i nuovi media.
Potete trovere informazioni sulla
mostra e sul Centro Alberto Manzi, nato per fare conoscere la figura e l'opera
del maestro attraverso l'analisi del suo lavoro di educatore, di scrittore e di
autore di programmi radio-televisivi, ai link seguenti.
Chiara
LA SCUOLA ELEMENTARE DELLA MULTIMEDIALITÀ
Nelle Teche di Rai-Educational ho trovato questa testimonianza di una Scuola Elementare di Milano che, aderendo al progetto "Pegaso" ha introdotto la dimensione della multi e ipermedialità nella propria didattica.
Il video è ricco di spunti e mette in rilievo molte delle Dimensioni della Edu-comunicazione 2.0 che abbiamo individuato nella nostra Mappa concettuale (!!!): l'autorialità degli allievi; la centralità del soggetto, dei suoi interessi e delle sue potenzialità; l'interdisciplinarietà; la condivisione intra-classe, inter-scuole, scuola-famiglia, scuola-territorio; la dimensione metacognitiva; l'ipermedialità come strumento per superare la frammentazione dei saperi e delle esperienze; la massimizzazione del messaggio educativo, che "esce dalla classe", dal singolo gruppo che l'ha prodotto, per divenire leggibile e comunicativo anche per gli altri; la conoscenza ipermediale come patrimonio comune, che può essere riletto, integrato... storia didattica - ma anche momento di piacevolezza - da riutilizzare.
Buona visione!!
LA SCUOLA DELLA MULTIMEDIALITÀ: L`IPERTESTO SU UN BENE CULTURALE LOCALE. UN PROGETTO PER LA SCUOLA ELEMENTARE
Il video è ricco di spunti e mette in rilievo molte delle Dimensioni della Edu-comunicazione 2.0 che abbiamo individuato nella nostra Mappa concettuale (!!!): l'autorialità degli allievi; la centralità del soggetto, dei suoi interessi e delle sue potenzialità; l'interdisciplinarietà; la condivisione intra-classe, inter-scuole, scuola-famiglia, scuola-territorio; la dimensione metacognitiva; l'ipermedialità come strumento per superare la frammentazione dei saperi e delle esperienze; la massimizzazione del messaggio educativo, che "esce dalla classe", dal singolo gruppo che l'ha prodotto, per divenire leggibile e comunicativo anche per gli altri; la conoscenza ipermediale come patrimonio comune, che può essere riletto, integrato... storia didattica - ma anche momento di piacevolezza - da riutilizzare.
Buona visione!!
LA SCUOLA DELLA MULTIMEDIALITÀ: L`IPERTESTO SU UN BENE CULTURALE LOCALE. UN PROGETTO PER LA SCUOLA ELEMENTARE
domenica 11 novembre 2012
UN OCCHIO SUL MONDO
Carissimi,
per riportare un altro esempio di utilizzo educativo del web 2.0, ecco il link al sito di Luca Bernardi, 26 anni e affetto da Distrofia Muscolare di Duchenne. Luca scrive: "...Vivo a letto 24 ore su 24 ... e cerco di coltivare tutte le passioni che ho attraverso il mio occhio sul mondo, il mio computer." Dal 2006 frequenta un corso di Laurea in Storia e Memoria delle Culture Europee all’Università di Macerata in modalità online.
Oltre al sito Luca usa i principali social network e software: Facebook, Twitter, Youtube e Skype.
UNA PREZIOSISSIMA COMUNICAZIONE EDUCATIVA 2.0

Cari amici/che del Blog, proprio oggi, nella nostra Mappa, inserendo alcuni appunti sulle varie dimensioni che caratterizzano la comunicazione educativa 2.0, ho accennato al ruolo che essa assume in quelle situazioni che rendono impossibile la didattica nel contesto formale tradizionale ... come ad esempio nei casi di ospedalizzazione ... in questi frangenti le TIC consentono ai degenti di poter continuare ad apprendere anche in situazioni difficili, e nel contempo di mantenere vivo il legame con il mondo esterno (magari anche con la propria stessa classe) in modo tale che il PC diventi quasi una membrana osmotica attraverso la quale avvengono preziosi scambi culturali ed umani, emotivi, fra l'ospedale, con tutta la sua variegata umanità (pazienti, familiari, professionisti .. e macchinari) e il mondo esterno .. in questi casi la comunicazione diviene altamente "educativa" non solo per i degenti, ma anche per noi tutti, che dialogando con loro attraverso i loro "output tecnologici" (giornali on-line, narrazioni personali, fotografie, video, ecc.) possiamo rompere le barriere di isolamento, avvicinarci emotivamente, esperire empatia, solidarietà ... e questo potrà magari sfociare anche in nostre azioni concrete (ad esempio, in attività di volontariato) ...
Il disegno che ho postato è della Scuola dell'Ospedale San Gerardo di Monza.
sabato 10 novembre 2012
"WIDE-COMMUNICATION": LA COMUNICAZIONE 2.0 COLLEGA COMUNITA' FORMALI EDUCATIVE, CONTESTI PROFESSIONALI, UTENTI NEL MONDO

Cari amici,
un riuscitissimo esempio concreto di COMUNICAZIONE EDUCATIVA che abbiamo realizzato con gli allievi di un Istituto professionale turistico di Milano, che concretizza - secondo me - uno degli aspetti principali dell'applicazione delle Tecnologie 2.0 nei contesti educativi: ossia la funzione di raccordo fra Scuola, mondo del lavoro e spazi personali, in una logica di Widelong learning.
In questo caso le Tecnologie sono state utilizzate per comunicare, esprimersi, liberare la fantasia, pensare a soluzioni innovative e svolgere problem posing/solving all'interno del gruppo di allievi dell'Istituto professionale. Poi la comunicazione è "migrata" nel Web grazie all'output comunicativo (il video che linko) che rappresenta una soluzione professionale innovativa (per il mondo del lavoro) e una forma di comunicazione con la ipotetica utenza finale di un'agenzia di viaggi.
venerdì 9 novembre 2012
Le tecnologie della comunicazione nel WEB 2.0 e l’educazione
Non è facile definire brevemente in un blog il conetto di tecnologia della comunicazione educativa a
fronte dell’immensa quantità di informazione reperita nei motori di ricerca, e
non solo … basti pensare ai molteplici autori che si sono focalizzati e
continuano a farlo intorno a questo poliedrico sintagma. Volendo circoscrivere
la vastità del tema trovo interessante, quando si parla di comunicazione, fare
riferimento ai processi che influenzano
l’apprendimento, nel contesto dei quali le tecnologie possono svolgere una
funzione strategica, divenendo chiave per migliorare/ottimizzare le condizioni
e i processi per apprendere. Molteplici sono i ruoli che le tecnologie della
comunicazione possono svolgere: rappresentano un supporto, alla formazione classica; un sostegno alla costruzione di un environment di apprendimento; un fattore
di cambio epistemologico dinanzi alla mediazione …
Trovo assai gradevole il video di ci posto il LINK che ci parla di WEB 2.0 ed educazione; la versione è in
spagnolo, ma data l’affinità linguistica con l’italiano (… “ Puerto escondido”
insegan !!!) credo che possa risultare di agevole comprensione per tutti noi,
dando al nostro BLOG quel tocco di “interculturalità”, che poi è una delle
principali caratteristiche della Comunicazione, educativa e non, che corre nel
WEB 2.0
mediazione
Riflettendo sui termini che compongono il nostro argomento di ricerca mi era sfuggito come il tipo di comunicazione che andiamo analizzando si avvalga di uno specifico medium per trasmettere il proprio messaggio da emittente a/ai ricevente/i: INTERNET (raggiungibile da qualsiasi strumento lo supporti: pc, notebook, tablet, smartphone ecc...).
Mi rendo conto che questo sia quanto mai banale e scontato ma, per quanto mi riguarda, andando a cercare chissà quale elemento nel web, questo elemento mi era sfuggito.
Giancarlo
Mi rendo conto che questo sia quanto mai banale e scontato ma, per quanto mi riguarda, andando a cercare chissà quale elemento nel web, questo elemento mi era sfuggito.
Giancarlo
giovedì 8 novembre 2012
MAPPA CONCETTUALE SULLA COMUNICAZIONE EDUCATIVA 2.0
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La prima attività nel nostro neo-nato BLOG condiviso sarà l'elaborazione di una Mappa concettuale attraverso la quale far emergere gli aspetti più significativi connessi all'utilizzo del Web 2.0 quale piattaforma comunicativo-relazionale multi e ipermediale, luogo di integrazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, evidenziando anche la valenza educativa che la stessa assume nei diversi contesti (formale, non formale, informale).
Ecco il link a un primo documento condiviso con Google Documents, nel formato della Presentazione ...
https://docs.google.com/presentation/d/1m1Q0jW4O-0bhGczLjWNdkIfDsN6o2qKGnDKGU-jLqwI/edit
... e adesso, buttiamoci nel brainstorming !!
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